Beat, Prog, Psichedelia e altro nei paesi del Blocco Comunista - 1963-1978
Il libro di Alessandro Pomponi, editore "Tsunami", uscito nel febbraio 2016 apre una finestra sulla storia musicale dell'Europa orientale nel periodo della Guerra fredda.
Nel secondo dopoguerra l'Europa ha vissuto anni difficili, segnati dalla contrapposizione ideologica e politica tra i paesi dell'Ovest e quelli dell'Est che vivevano sotto l'influenza del blocco sovietico. Ma in quegli stessi anni, anche al di là della Cortina di Ferro, è esplosa la musica rock: una forma culturale universale, fino ad allora sconosciuta, che prendendo le mosse da Elvis Presley e dai Beatles si è incarnata in innumerevoli forme realmente rivoluzionarie, come beat, psichedelia e progressive, catalizzando l'energia e la creatività di milioni di giovani in tutto il mondo.
Shturcite e Georgi Mincev "Silenzio bianco" (1967)
Questo libro racconta per la prima volta le vicende di coloro che, tra mille difficoltà, cercarono di proporre musica rock negli anni '60 e '70 nei paesi che nel dopoguerra finirono sotto l'influenza comunista dell'Unione Sovietica e afferirono al Patto di Varsavia: Cecoslovacchia, Ungheria, Romania, Repubblica Democratica di Germania, Polonia e Bulgaria.
Una storia fatta di battaglie quotidiane con le autorità e con la censura, punteggiata di ostacoli duri da superare e di lotte burocratiche contro un sistema ottuso e conservatore, ma anche e soprattutto una storia di successi, di grandi realizzazioni artistiche che non sfigurano al confronto di quanto veniva prodotto in occidente nello stesso periodo e apriranno mondi totalmente nuovi a chiunque ami queste sonorità, dal semplice curioso al vero e proprio appassionato.
Tangra "La nostra città" (1981)
… un episodio curioso è stato narrato in un'intervista dal bulgaro Konstantin Markov, leader dei Tangra: pare che in alcuni quartieri periferici di Sofia fosse possibile, con qualche accorgimento, riuscire a prendere il segnale della TV jugoslava; venivano così organizzati clandestinamente dei veri e propri meeting intorno a una singola TV, al fine di poter vedere le immagini di una televisione che veniva considerata già estremamente "liberale". - estratto dall'introduzione del libro che può essere letta qui .