Se interrotte le forniture di gas russe, la Bulgaria potrà resistere per un periodo di 3-4 mesi. Lo comunica il vicepremier bulgaro, Daniela Bobeva. E' in corso un stoccaggio di riserve di gas supplementari nel deposito di Chiren dove, attualmente, sono presenti circa 200 milioni di metri cubi di gas naturale, una quota in grado di coprire le esigenze dei consumatori bulgari per due mesi.

Un'altra opzione per far fronte al fabbisogno di gas della Bulgaria è la produzione locale del giacimento di Galata che, dal 2013, contribuisce a circa il 10 per cento del consumo di gas in Bulgaria. L'interconnessione del gas con la Grecia, dalla quale si possono ricevere forniture di 3 milioni di metri cubi, rappresenta un'altra opzione.

Nonostante le tensioni tra Mosca e Bruxelles e la decisione di Gazprom di non fornire più gas all'Ucraina, in seguito al fallimento dei negoziati sul pagamento degli arretrati, lo scorso 16 giugno, il commissario all'Energia, Gunther Oettinger, in conferenza stampa, ha dichiarato che la Commissione Europea può accettare il progetto South Stream.

I lavori sul gasdotto, che dovrebbe attraversare Bulgaria, Serbia, Ungheria e Slovenia, prima di raggiungere l'Italia, sono stati sospesi dalle autorità bulgare due settimane fa, dopo l'avvio di una procedura d'infrazione da parte dell'Esecutivo comunitario per mancato rispetto delle norme europee in materia di appalti pubblici. Una decisione che, oltre al disappunto della Russia, ha anche suscitato le reazioni degli stati membri interessati alla realizzazione del gasdotto.

Venerdì, 13 giugno, durante il Consiglio Energia, Bulgaria e Slovenia hanno chiesto alla Commissione Europea di riprendere i negoziati con Mosca. Sostenuti dall'Italia che, tramite il viceministro allo Sviluppo economico Claudio De Vincenti, ha chiesto l'inclusione di South Stream "tra le opere di importanza strategica per l'intera Unione"

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