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Crisi a Skopje, la Macedonia a rischio d'implosione
15.03.2008L'onda lunga del
Kosovo si propaga al paese vicino. Gli albanesi alzano il tiro e fanno crollare
il governo. Sullo sfondo, lo scontro con Atene per il prossimo ingresso nella
Nato della repubblica balcanica
Stesso teatrino kosovaro, stessi protagonisti, seguito del
serial "i confini reali tra i Balcani albanesi e quelli slavi". Seconda
puntata: dopo il Kosovo, si passa in Macedonia. Vediamone la sceneggiatura.
Crisi di governo a Skopje dove il partito albanese che ne fa parte alza il
prezzo della sua partecipazione accanto alla maggioranza bulgaro-slava di
quella macedonia di popoli messa assieme alla fine delle seconda guerra
mondiale da Stalin, Roosevelt e Churchill. Le richieste albanesi erano precise
e consistenti: riconoscimento dell'indipendenza del Kosovo, finanziamento e
pensione statale agli ex ribelli albanesi della guerra civile del 2001, l'albanese come seconda
lingua ufficiale macedone, e altri dettagli ancora. Il governo guidato dal
nazionalista conservatore Nicolàs Gruevski dice di No, ed è crisi politica.
Vediamo nel dettaglio chi sono i protagonisti e le loro
caratteristiche meno note. L'attore principale della crisi, il leader del
partito democratico albanese, si chiama Menduh Tachi. Non è soltanto una
coincidenza di nomi quella tra l'esponente politico macedone e l'Ashim Tachi
oggi alla guida del governo del Kosovo indipendente. Lontani cugini ma, soprattutto,
membri dello stesso Fis, clan familistico-tribale che ancora regola le
relazioni sociali e politiche nella cultura albanese. Sul fronte opposto,
l'altrettanto nazionalista formazione slava del premier Gruevski, origini
bulgare ed alleanza non sempre felice con gli slavi di origini serbe che
assieme formano il suo partito.
La sigla politica più lunga al mondo, quella dei
nazionalisti conservatori di Macedonia, Vmro-Dpmne, che vuol dire "Movimento
patriottico per l'unità macedone - partito per l'unità nazionale". Tanto uniti
da non riuscire neppure a darsi un nome comune più accettabile. Del resto, le
questioni nominali in questa terra, vedremo, sono terribilmente importanti.
All'opposizione e in genere, in alternanza di governo, i socialdemocratici e un
secondo partito albanese che ha come leader Ali Ahcmeti. Concorrenza di potere,
nella comune linea sostanzialmente separatista. Con l'antipasto di secessione
attorno al villaggio macedone di Tanusevci, dove nel 2001 è scoppiato il
conflitto in Macedonia dove, un ex guerrigliero propone un referendum per
l'annessione del villaggio al Kosovo.
Il secondo tempo del serial balcanico Macedonia vede entrare
in scena il protagonista ombra di tutta la commedia: la Nato. La Macedonia è
candidata all'entrata organica nell'Alleanza atlantica, integrazione prevista
nel vertice Nato dal 2 al 4 aprile a Bucarest, con la benedizione personale del
presidente Usa George W. Bush. Obiettivo condiviso con Albania e Croazia, che
vorrebbe dire, in termini politico-militari, l'accerchiamento completo della
sempre riottosa Serbia. Il governo di Skopje insegue la Nato per arrivare in futuro
all'Unione europea. Ormai il percorso «prima Nato poi Ue» è collaudato. Anche
per questo è arrivata a comprare, dieci giorni fa, due intere pagine
pubblicitarie su Financial Times e International Herald Tribune per spiegare le
ragioni per cui la
Repubblica di Macedonia merita l'ingresso nell'Alleanza
Atlantica, nonostante il veto della confinante Grecia.
Dicevamo delle nominalità che segnano il destino di quel
paese di incerta identità. La bagarre con Grecia nasce dallo stesso nome di
Macedonia. Usurpazione di nome e bandiera con i simboli di Alessandro il
Grande. Macedonia, denuncia Atene, è nome greco che era in uso per indicare la
regione greca di Macedonia, come la bandiera con la "Stella di
Vergina" era il simbolo dell'antico stato. Poi la questione di chi è
arrivato prima, esattamente come il contenzioso storico irrisolvibile tra
albanesi e serbi in Kosovo. Gli slavi sono delle «new entry»!, soltanto nel
sesto secolo, in queste terre, dove prima c'eravamo solo noi, affermano i
greci. Può apparire ridicolo a noi come ai pellerossa americani.
Oggi, vigilia del vertice Nato di Bucarest, ognuno dei
contendenti, albanesi e slavi, greci e macedoni, forza la mano per incassare.
Esattamente come accaduto ieri in Kosovo, il cui spettro inquieta i sonni di
tutti i protagonisti atlantici. Con la comica finale ad alleggerire il dramma.
C'è un inviato dell'Onu, Matthew Nimetz, incaricato di trovare un nome accettabile
per entrambi i Paesi. Qualche esempio. Alla Grecia andava bene «Repubblica di
Alta Macedonia», ma non a Skopje. Gli altri nomi in ballo sono: Repubblica
indipendente di Macedonia, Nuova Repubblica di Macedonia, Repubblica
democratica di Macedonia e Repubblica costituzionale di Macedonia. Quasi da
rimpiangere i tempi in cui, ai confini, il poliziotto macedone ti timbrava il
passaporto con «Repubblica di Macedonia» e, 20 metri oltre, quello
greco copriva la scritta Macedonia con timbro nero e ti accoglieva in Grecia.
Splendidi Balcani.
Autore: Ennio Remondino Fonte: Il Manifesto
Per approfondire: La Bulgaria e la NATO | Le basi militari USA in Bulgaria
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