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L’Europa di fronte al dramma dei nuovi schiavi
27.09.2002 - Bruxelles
Gli schiavi sono tra noi. Sono soprattutto donne e bambini. Donne e bambine
costrette a vendere il loro corpo, ragazzini messi sulla strada a chiedere
l'elemosina o a rubare, sfruttati come manodopera nei campi o nei cantieri.
Persone talvolta usate anche per lo schifoso mercato degli organi per i
trapianti. é una realtà brutta, sporca e cattiva quella su cui l'Europa ha
aperto gli occhi a Bruxelles, nella Conferenza europea sulla prevenzione e la
lotta al traffico di esseri umani. Una realtà con la quale, con colpevole
ritardo, si comincia a fare i conti.
Dai tre giorni di dibattito emergono subito tre dati. Primo: abbiamo a che fare
con veri e propri criminali. Don Cesare Lodeserto, responsabile del centro di
accoglienza Regina Pacis di San Foca (Lecce), da anni primo approdo per
moltitudini di disperati, mette in chiaro: "Non confondiamo il trafficante
con lo scafista. Dietro il traffico opera un'intelligenza operativa criminale,
capace di evolversi nella misura in cui si evolve anche l'attività di contrasto
e legislativa". Secondo: questo "commercio" é ormai uno dei più
redditizi. "Il traffico di esseri umani è, nel mondo, il più grande
business criminale, dopo quello di droga e di armi", spiega Helga Konrad,
responsabile della task-force europea in materia. Terzo: il fenomeno é diffuso,
ma non riusciamo a sapere quante persone coinvolge. Sui dati c'è molta
confusione, anche perché spesso i confini tra il traffico e l'immigrazione
clandestina sono labili. In fondo, si é detto, anche chi vuole emigrare per
lavorare onestamente resta vittima di gente senza scrupoli.
Una moltitudine di nuovi schiavi
La Oim, l'Organizzazione internazionale delle migrazioni, calcola che ogni
anno siano vittime della tratta fra le 500.000 e le 700.000 persone, in gran
parte donne e bambini; tra loro, 100.000 solo in Europa. Antonio Maria Costa,
responsabile dell'ufficio dell'Onu per la lotta alla droga e la prevenzione del
crimine, parla invece di un giro di due milioni di persone, metà delle quali
bambini. Forse non importa sapere davvero chi azzecca la cifra esatta, di sicuro
sono tanti, troppi. Liz Kelly, docente all'unità di studio per gli abusi sulle
donne e i bambini all'Università di Londra Nord, studia da anni tutte le
statistiche del fenomeno e ammette: "In questa materia dati precisi non
esistono, possiamo solo azzardare stime. D'altra parte il traffico non solo é
illegale, ma spesso connesso al crimine organizzato, alla violenza e alla
corruzione. Questo significa che l'accesso alle informazioni é limitato, se non
impossibile".
Da Bruxelles i Paesi dell'Unione europea hanno voluto confrontarsi soprattutto
con le nazioni dell'Est europeo, alcune delle quali si preparano all'ingresso
nell'Unione. é dall'Est, infatti, che partono molti di questi traffici
criminali. Ciò avviene perché si tratta di Paesi ancora molto poveri, in fase
di transizione politica, con frontiere poco controllate, esposti alla
corruzione. I leader politici dell'Est, presenti a Bruxelles, non hanno nascosto
le difficoltà. Jàn Carnogursky, ministro della Giustizia della Slovacchia,
ammette: "La nostra polizia riesce a proteggere i 96 chilometri di
frontiera con l'Ucraina, ma non ce la facciamo a controllare i 1.205 chilometri
che ci separano dalla Polonia e dall'Ungheria. Lo scorso anno abbiamo bloccato
15.000 persone che passavano illegalmente, ma quante ci sono sfuggite?".
Dagli esponenti dei Governi di Romania, Ungheria, Slovacchia, Moldavia, Ucraina,
Slovenia, Repubblica Ceca, Albania, Bosnia e Croazia si é comunque cercato di
rassicurare il resto dell'Europa. Tutti hanno promesso o già attuato nuove
leggi, fissato pene più severe, annunciate migliori forme di cooperazione
internazionale. Ma le difficoltà restano. Tra le maggiori, c'è la corruzione
dei funzionari di polizia, di chi rilascia i visti, di chi controlla le
frontiere. Nel giugno scorso, i legami fra il mercato di esseri umani e la
corruzione sono stati discussi in un convegno in Slovenia. In quella sede, i
rappresentanti di alcune organizzazioni non governative di vari Paesi dell'Est
hanno denunciato di aver subìto pressioni dai Governi, al fine di tenere
nascosti i tanti casi di corruzione.
Celhia de Lavarene dirige il programma Stop, che combatte il traffico di esseri
umani per conto della missione Onu in Bosnia-Erzegovina. La funzionaria vanta
alcuni risultati positivi ("Negli ultimi 14 mesi abbiamo svolto 700 azioni
di polizia, recuperato 230 vittime e chiuso la metà dei bordelli che ci sono in
Bosnia"), ma poi ammette: "Si fanno troppe promesse, ma vedo pochi
fatti".
Poche armi contro i trafficanti
"Dall'ottobre del 2001 in Bosnia esiste sulla carta un programma di
lotta al traffico, ma nessuno ancora si muove e le varie istituzioni coinvolte
non sanno che cosa fare. C'è scarsa coordinazione tra chi combatte il fenomeno
criminale. Mancano strategie, la corruzione dilaga, le frontiere sono un
colabrodo. Mi sento frustrata, perché oltre a lottare contro i delinquenti devo
battermi ogni giorno contro questi problemi".
Nella risposta che l'Europa vuole dare alla questione si scontrano due anime:
una spinge verso una risposta più repressiva, l'altra pone l'accento sulla
solidarietà. Don Cesare Lodeserto vede un rischio: "Purtroppo, oggi,
l'Europa ha così paura di questo flusso di gente verso i nostri Paesi che
saltano tutti i confini e le definizioni. Così, la vittima del traffico di
esseri umani si confonde con l'immigrato, il criminale, il terrorista. Alla fine
prevale il concetto della difesa contro lo straniero, e ormai tutti i Governi,
di destra o di sinistra, fissano regole di sicurezza. Invece di alzare barriere,
bisogna avere il coraggio di favorire lo sviluppo dei Paesi poveri dai quali
fuggono i disperati. é quello che noi facciamo con successo in Moldavia".
Ma anche la repressione poliziesca da parte dell'Europa occidentale rischia
di non essere molto efficace. Willy Bruggemann, olandese, vicedirettore generale
di Europol, l'organizzazione di polizia europea, ammette: "Fino ad oggi per
le nostre polizie la lotta al traffico di esseri umani non é stata una
priorità, le pene per i colpevoli sono deboli e, infine, si colpevolizzano una
volta di più le vittime, trattate alla stregua di pericolosi clandestini anche
se hanno subìto violenze fisiche e psicologiche terribili". Per Bruggemann,
una risposta efficace al mercato di esseri umani può venire solo da una
collaborazione più stretta tra le autorità e le varie organizzazioni non
governative impegnate sul campo, soprattutto nell'assistenza alle vittime.
Proprio le obiezioni delle Ong ritarderanno di un paio di settimane la stesura
finale della "Dichiarazione di Bruxelles", che sarà la base di una
futura strategia europea contro queste nuove schiavitù.
Il mercato degli schiavi
12.500.000.000 di dollari l'anno. Secondo la Oim (Organizzazione
internazionale delle migrazioni) é questo il giro d'affari del traffico di
esseri umani.
4.000.000 le persone "schiavizzate" in tutto il mondo
annualmente.
500.000 i "nuovi schiavi" che ogni anno giungono in Europa
occidentale.
500.000 nella sola Europa occidentale le donne coinvolte nel traffico
finalizzato allo sfruttamento della prostituzione.
Autore: Roberto Zichittella Fonte: Famiglia Cristiana
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