La strana tempistica degli investimenti italiani nei Balcani 13.06.2000 Sarà un caso, ma la scelta dei tempi di intervento da parte del grande
capitale italiano nei Balcani sembra ricalcare un modello ben preciso che si
ripete a più riprese: laddove c'è un regime autoritario o un'oligarchia in
crisi, il più delle volte si trova anche un'azienda italiana pronta a riversare
centinaia di miliardi nelle loro casse (beninteso, facendo molta attenzione ai
propri interessi). E' avvenuto così con la privatizzazione della Telekom serba
nel 1997, che ha visto l'italiana STET "finanziarie" indirettamente il
bilancio del regime di Belgrado con centinaia di miliardi nel momento in cui le
casse dello stato serbo erano vuote e gli oligarchi di Milosevic si preparavano
alla resa dei conti in Kosovo. E' avvenuto così ancora una volta nel dicembre
scorso, quando la Comit ha trattato e concluso con il ministro Skegro, uomo di
Tudjman e corresponsabile con quest'ultimo della catastrofe economica del paese,
un affare da centinaia di miliardi che ha nei fatti aiutato, non i croati, ma
l'oligarchia politico-finanziaria del regime, a rendere più
"indolore" il passaggio dei poteri dopo la morte di Tudjman, a scapito
dei lavoratori del paese (si vedano nell'articolo di "Nacional" i
costi del risanamento delle banche di svariate volte superiori agli introiti
generati dalla loro successiva vendita) e questo al di fuori di ogni controllo
democratico (l'affare è stato concluso quando il parlamento era sciolto, in
attesa delle elezioni). Autore: Andrea Ferrario Fonte: Notizie Est - Balcani Per approfondire: Notizie di Economia Commenta questa notizia Notizie
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