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Il teatro nazionale "Ivan Vazov" a Sofia
L'OTTOCENTO
Nella giovanissima storia del teatro bulgaro va innanzitutto
ricordato Jordan Dzinot che nel 1840 introdusse a Veles i «dialoghi drammatici»
a sfondo propagandistico patriottico. Molto prima della costituzione del principato
di Bulgaria si aprono teatri a Sofia, a Lom, Gabrovo Calofer, Plèven, Svishtov cosicché
ben presto il teatro può considerarsi uno dei principali fattori della vita culturale
del Paese.
L'autore della prima commedia originale bulgara, Mihail Mishkoed,
è un maestro elementare, Sava Iliev Dobroplodnij (1820-1894), che fece di
Shumen, la cittadina ove insegnava, un centro attivissimo di rappresentazioni teatrali.
Il creatore del dramma storico bulgaro è Dobri Vojnikov (1833-1878)
seguito da Vasil Drumev (1841-1902), il quale con Ivanco, l'uccisore dì
Asen I, supera il quadro dei primi tentativi e segna il culmine del dramma
bulgaro nell'epoca che precede la liberazione. Il teatro di questo periodo era profondamente
impegnato nella lotta politica e sociale e affrontò quindi una gamma di problemi
che andava, ad esempio, dai rapporti tra Bulgari e Greci, come ne Il vescovo
di Lovech di Teodosij Ikonomov
(1836-1871), ai problemi più propriamente rivoluzionari come ne Gli insorti
della montagna di Ljuben Karavelov (1837-1879) ove vengono esaltate le
gesta dei “hajduti” (i guerriglieri
delle montagne contro i Turchi). E Il povero Tanco (1874) di Bacho Kiro
Petrov é il dramma più caratteristico degli educatori rivoluzionari: Tanco,
il contadino che si trasforma in “hajdutin” non per innato desiderio di evasione
o di avventura ma unicamente dopo una lenta maturazione interiore, determinata in
lui da crudelissime esperienze, è senza dubbio il personaggio più intenso dell'epoca
teatrale corrispondente allo sforzo della nazione verso l'indipendenza.
Dopo
la costituzione del principato di Bulgaria (1878) il teatro è assai attivo grazie
anche all'opera di un illustre attore e regista. Stefan Popov (1816-1920)
che nel 1881 aveva inaugurato il più grande teatro bulgaro, il Teatro nazionale
Lussemburgo. Di educazione italiana, Stefan Popov si arricchisce di esperienza alla
scuola dei Greci di Costantinopoli.
Nel 1887 un altro Popov (Ivan),
eccellente attore, costituì la compagnia filodrammatica di Plovdiv che, chiamata
a Sofia nel 1888, ottenne dal governo un teatro espressamente costruito: il Teatro
Osnova, dove fu accolta nel 1890 anche l'opera lirica.
Il teatro bulgaro
dell'ultimo Ottocento è dominato dalla personalità di
Ivan Vazov (1850-1921);
giornalista, letterato, uomo politico, ci ha lasciato nei suoi drammi sociali, storici
e patriottici, un quadro fedele delle lotte del popolo bulgaro nell'ultimo quarto
del secolo XIX ed una idea viva del costume di quell'epoca. Le sue commedie più
significative sono I cacciatori d'impiego, Ivailo, Verso l'abisso.
A poco a poco però il teatro eroico, espressione di un movimento collettivo
della nazione, che continuava a far propri i temi della tradizione risorgimentale
(Konstantin Velichkov), entra in crisi per il venir meno del proprio scopo,
dal momento che l'indipendenza è stata raggiunta. Ad esso succede un teatro borghese,
che indulge alle analisi psicologiche ed esalta un individualismo decadente.
LA PRIMA METÀ DEL NOVECENTO
Agli inizi del Novecento una reviviscenza
dell'epoca letteraria storica (Ivan Kirilov, 1878-1936) si fuse con un nuovo
nazionalismo. Parallelamente ai movimenti d'avanguardia europei, anche in Bulgaria
gli autori drammatici ricercarono nuove impostazioni estetiche dando origine ad
un teatro che affronta i più scottanti problemi della società moderna (I. Andreycin,
E. Mars). Dal canto opposto ci fu chi, come Petar Dzidrov, tentò il realismo
politico e sociale legato alla stretta cronaca dei fatti.
Peju Kracholov Javorov
(1877-1914) è forse la personalità più rappresentativa di questo inizio di secolo.
Animato da un acuto intuito, il suo talento, aperto a un romanticismo fervidamente
immaginoso, brillò più nitidamente negli ultimi anni della breve esistenza. Ai
piedi del monte Vitosha fu rappresentato con grande successo al Naroden Teatàr
(il Teatro Popolare) di Sofia.
Fra le due guerre, dopo il colpo di Stato
del 1923, nella cultura si svilupparono gli stessi valori che costituivano la sostanza
ideologica delle destre politiche e, per reazione, si creò un'opposizione teatrale,
d'ispirazione comunista, che propugnava le attività sperimentali e tendeva ad assorbire
le prime lezioni della Russia post-rivoluzionaria. La critica allora parlò di crisi
e di decadenza. Nell'imperversare dell'intellettualismo di maniera, I maestri
artigiani di Racho Stojanov, rappresentati nel 1927, costituirono forse,
per la serietà dell'osservazione storica, l'opera più nobile di questo lungo capitolo
di crisi. Nel 1940 sorse a Sofia il Teatro Komedja, anch'esso d'avanguardia.
Il decadentismo della transizione ha termine con la proclamazione della Repubblica
popolare bulgara nel 1946. Il teatro da allora venne fortemente influenzato dalle
tendenze del realismo socialista. A Plovdiv, Russe, Pleven, Dobrich, Sliven, Shumen
sorgono i teatri di Stato. Particolare fama si acquistava il Teatro stabile zigano
Roma che per importanza doveva considerarsi, nei limiti del genere, il secondo del
mondo dopo quello di Mosca.
Nel 1948 è fondata la prima Scuola Statale di
Teatro che venne intitolata al grande attore bulgaro Krustyo Sarafov. Nel 1995,
fu ribattezzata Accademia Nazionale per le Arti Cinematografiche e Teatrali.
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Teatri a Sofia
| Foto dei Teatri bulgari
| Cinema Bulgaro
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