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Il
27 febbraio 1933 i dirigenti hitleriani organizzarono l'incendio della sede del
parlamento tedesco, il Reichstag, addossandone subito attraverso la radio e la stampa
la colpa ai comunisti, così da poter procedere a una più ampia e brutale persecuzione
contro il partito che più tenacemente aveva avversato il fascismo.
Al processo,
celebrato otto mesi dopo, Dimitrov dimostrò,
in un clima politico di terrorismo fascista, che i comunisti erano estranei all'incendio
e che legittimo era il sospetto che i veri colpevoli fossero Hitler, Goering e Goebbels.
Il procuratore generale, rappresentante del potere fascista, che per lunghi mesi
aveva lavorato a fabbricare la falsa accusa, fu costretto nella sua requisitoria
a proporre l’assoluzione per insufficienza di prove. Il 16 dicembre 1933 fu concesso
a Dimitrov di pronunciare l'ultima dichiarazione dell'accusato Ecco il testo stenografico.
Dimitrov - Secondo il paragrafo
258 del Codice di procedura penale ho diritto di parlare sia come difensore, sia
come imputato.
Presidente - Voi avete diritto alle ultime dichiarazioni;
vi è concessa la parola.
Dimitrov - Secondo il Codice di procedura
penale ho il diritto di polemizzare col Procuratore, e poi passare alle ultime dichiarazioni.
Signori giudici, signori accusatori, signori difensori! Già tre mesi fa, all'inizio
di questo processo mi sono rivolto al Presidente del tribunale con una lettera.
In essa dicevo di essere dolente che i miei interventi provocassero degli incidenti.
Ma respingevo energicamente il punto di vista secondo il quale io avrei abusato
premeditatamente, a scopo di propaganda, del diritto di porre domande e di fare
dichiarazioni. E’ comprensibile che, essendo imputato, ma innocente, io cercassi
di difendermi con tutti i mezzi che avevo a mia disposizione.
"Riconosco
- scrivevo - che certe mie domande non sono sempre state poste da me in modo giusto,
sia dal punto di vista del momento, sia nella forma dovuta. Del resto ciò si spiega
soltanto col fatto che io non ho pratica del diritto tedesco. Oltre a questo, è
la prima volta in vita mia che partecipo ad un processo simile.
Se avessi
un avvocato difensore di mia scelta potrei evitare degli incidenti così sfavorevoli
alla stessa mia difesa. Ma debbo ricordare che tutte le candidature da me proposte
(gli avvocati Decev, Moro Giafferi, Campinchi, Torrès, Grigorov, Leo Gallagher e
il dr. Lehmann [di Saarbriicken]) sono state scartate l'una dopo l'altra dal tribunale
del Reich, ora per una, ora per un'altra ragione. Al signor Decev, del resto, è
stato persino rifiutato il biglietto d'ingresso.
“Non nutro nessuna diffidenza
verso il signor dr. Paul Teichert, né come persona, né come avvocato. Ma, data la
situazione attuale esistente in Germania, non posso avere in Teichert, come difensore
d'ufficio, la fiducia necessaria, ragione per cui cerco di difendermi da me stesso,
incorrendo sovente, in questo modo, in errori dal punto di vista giuridico.
“Nell'interesse della mia difesa davanti al tribunale e, suppongo, anche nell'interesse
dell'andamento normale del processo, mi rivolgo ancora una volta - e questa sarà
l'ultima - al tribunale supremo con la richiesta di dare all'avvocato signor Marcel
Villard, il quale ha ricevuto la dovuta procura da mia sorella, il permesso di partecipare
alla mia difesa. Se anche questa mia ultima richiesta venisse purtroppo respinta,
non mi resterà altro che difendermi da me stesso, come so e intendo fare”.
Dopo che questa proposta è stata di nuovo respinta, ho deciso di difendermi
da me stesso Non avendo bisogno né del miele, né del veleno dell'eloquenza del difensore
d’ufficio, sono stato costretto finora a difendermi da me stesso. È chiaro che
anche adesso non mi sento in nessuna maniera vincolato dall'arringa di difesa del
dr. Teichert. Per la mia difesa ha solo valore ciò che ho detto davanti al tribunale,
e ciò che dirò ora. Io non vorrei offendere Torgler - secondo me egli è già stato
abbastanza oltraggiato dal suo avvocato difensore - ma io, innocente, preferirei
essere condannato a morte dal tribunale tedesco, anziché ottenere l'assoluzione
grazie ad un'arringa simile a quella pronunziata, per esempio, dal dr. Sack in difesa
di Torgler.
Presidente - (interrompe Dimitrov). Non è affare vostro
di occuparvi qui di critica.
Dimitrov - Io ammetto che le mie parole
siano state aspre e dure, ma anche la mia lotta e la mia vita sono state sempre
aspre e dure. Le mie parole sono però franche e sincere. Ho l'abitudine di chiamare
le cose con i loro veri nomi. Io non sono un avvocato, che difenda qui, per obbligo,
il suo cliente. Io difendo me stesso, come comunista accusato. Io difendo
il mio onore di comunista e di rivoluzionario. Io difendo le mie idee e le mie
convinzioni comuniste. Io difendo il significato ed il contenuto della mia vita
Perciò ogni parola da me pronunciata davanti al tribunale del Reich è, per cosi
dire, sangue del mio sangue, carne della mia carne. Ogni parola è l'espressione
della mia indignazione profonda contro l'accusa ingiusta, contro il fatto che un
simile delitto anticomunista sia attribuito ai comunisti. Spesso mi e stato rimproverato
che il mio atteggiamento verso il Tribunale supremo tedesco non è serio. Ciò non
è affatto giusto.
È vero che per me, come comunista, la legge suprema è il
programma dell'Internazionale Comunista, e il tribunale supremo è la Commissione
di controllo dell'Internazionale Comunista.
Ma per me, come accusato, il
tribunale del Reich è una istituzione che bisogna a trattare con tutta serietà,
non soltanto perché esso è composto di giudici con una qualifica particolarmente
elevata, ma anche perché questo tribunale è un organo importantissimo del potere
statale, del regime sociale dominante, è un'istituzione che può condannare irrevocabilmente
a morte. Posso dire con coscienza tranquilla che in tutte le questioni davanti al
tribunale, e quindi davanti all'opinione pubblica, non ho detto che la pura verità.
Su ciò che riguarda il mio partito, che attualmente si trova in piena illegalità,
mi sono rifiutato di dare qualsiasi schiarimento. Ho sempre parlato seriamente e
con la più profonda convinzione.
Presidente - Non permetto di fare
qui, in questa sala, della propaganda comunista. Voi avete fatto questo durante
tutto il periodo del processo. Se continuate in questo modo vi toglierò la parola.
Dimitrov - Debbo recisamente protestare contro la tesi che io abbia avuto
degli scopi propagandistici. Si può ammettere che la mia difesa davanti al tribunale
abbia avuto un certo effetto di propaganda. Ammetto che la mia condotta al tribunale
possa essere d'esempio ad un comunista imputato. Ma ciò non è stato il compito immediato
della mia difesa. Il mio scopo consisteva nel confutare l'accusa che Dimitrov, Torgler,
Popov e Tanev, il Partito Comunista della Germania e l'Internazionale Comunista
potessero avere un qualsiasi rapporto con l'incendio. Io so che in Bulgaria nessuno
crede alla nostra pretesa partecipazione all'incendio. So che all'estero, in generale,
è difficile che qualcuno vi creda. Ma in Germania le condizioni sono diverse; qui
si può prestar fede a queste affermazioni cosi strane.
Perciò ho voluto dimostrare
che il Partito Comunista non ha avuto, e non poteva avere, niente in comune con
la partecipazione ad un tale delitto. Se si parla di propaganda osserverò che molti
interventi hanno avuto qui questo carattere. Gli interventi di Goebbels e Goering
hanno avuto, infatti, un effetto di propaganda indiretta a favore del comunismo
ma nessuno può ritenerli responsabili del fatto che i loro interventi abbiano avuto
un effetto di propaganda del genere (movimento e ilarità nella sala).
La
stampa mi ha calunniato in tutte le maniere - ciò mi è del tutto indifferente -
ma insieme a me hanno chiamato "selvaggio ” e "barbaro" anche il popolo bulgaro;
mi hanno chiamato "losco personaggio balcanico “, "bulgaro selvaggio “, e questo
non lo posso passare sotto silenzio. E’ vero che il fascismo bulgaro è molto
selvaggio e barbaro. Ma la classe operaia, i contadini, gl'intellettuali bulgari
non sono assolutamente né selvaggi, né barbari. Il livello della cultura materiale
non è indubbiamente così alto nei Balcani come negli altri paesi europei, ma moralmente
e politicamente le nostre masse popolari non sono ad un livello più basso delle
masse di altri paesi d'Europa. La nostra lotta politica e le nostre aspirazioni
non sono per niente più basse di quelle degli altri paesi. Un popolo, che è vissuto
500 anni sotto il giogo straniero senza aver perso la propria lingua e la propria
nazionalità; la nostra classe operaia ed i nostri contadini, che hanno lottato e
lottano contro il fascismo bulgaro, per il comunismo, un ta1e popolo non può essere
barbaro e selvaggio. In Bulgaria i barbari ed i selvaggi sono soltanto i fascisti.
Ma io vi domando, signor Presidente, in quale paese il fascismo non è barbaro e
selvaggio?
Presidente - (interrompe Dimitrov). Voi non volete accennare
alla situazione politica in Germania?
Dimitrov - (con un sorriso ironico).
Oh, no, certamente, signor Presidente... Nell'epoca in cui il "tedesco" imperatore
Carlo V soleva dire che egli parlava tedesco soltanto con i propri cavalli, e in
cui i nobili e gli intellettuali tedeschi scrivevano soltanto in latino e si vergognavano
della lingua tedesca, nella Bulgaria "barbara” gli apostoli Cirillo e Metodio creavano
e divulgavano la vecchia scrittura bulgara.
Il popolo bulgaro ha lottato
con tutte le forze e con tenacia contro il giogo straniero. Perciò io protesto contro
gli attacchi al popolo bulgaro. Non ho nessuna ragione di vergognarmi di essere
bulgaro. Sono orgoglioso di essere un figlio della classe operaia bulgara.
Prima di passare alla questione fondamentale devo dichiarare quanto segue: il
dr. Teichert ci ha rimproverati di esserci messi noi stessi nella situazione di
essere accusati dell'incendio del Reichstag. A questo devo rispondere che dal 9
marzo, giorno in cui fummo arrestati, sino all'inizio di questo processo è passato
molto tempo. In questo periodo si poteva indagare su tutti i casi sospetti. Durante
l'istruttoria ho parlato con i funzionari della cosiddetta commissione per l'incendio
del Reichstag. Questi funzionari mi hanno detto che i bulgari non erano colpevoli
dell'incendio del Reichstag. Ci accusavano soltanto dì aver vissuto con dei passaporti
falsi, con dei nomi falsi, senza esserci registrati, ecc. ecc.
Presidente
- Ciò che voi dite ora non è stato discusso al processo; perciò non avete il diritto
di parlarne.
Dimitrov - Signor Presidente! In quel periodo di tempo
bisognava verificare tutti i dati per liberarci a tempo da quest'accusa. Nell'atto
d'accusa è indicato che Dimitrov, Popov e Tanec sostengono di essere emigrati bulgari.
Ma ciò nonostante bisogna ritenere come dimostrato che essi abitavano in Germania
per il lavoro illegale. Nell'atto d'accusa si dice che essi sono mandatari del Partito
Comunista di Mosca per la preparazione dell'insurrezione armata. Alla pagina 83
dell'atto d'accusa ci dice che, benché Dimitrov abbia dichiarato ch'egli non si
trovasse a Berlino dal 25 al 28 febbraio, ciò non cambia le cose e non libera lui,
Dimitrov, dall'accusa di complicità nell'incendio del Reichstag. Ciò è dimostrato
- si dice più avanti nell'atto di accusa - non soltanto dalle testimonianze di Hellmer;
altri fatti indicano pure che...
Presidente - (interrompe). Voi non
dovete leggere qui tutto l'atto d'accusa che conosciamo già esaurientemente.
Dimitrov - Bisogna che io dica che i tre quarti di tutto quello che hanno
detto al tribunale il Procuratore ed i difensori è da molto tempo conosciuto da
tutti, ma essi lo hanno ripetuto qui di nuovo (movimento e ilarità nella sala).
Hellmer ha testimoniato che Dimitrov e van del Lubbe sono stati al ristorante Bayernhof.
Più avanti, nell'atto d'accusa è detto: "Quantunque Dimitrov non sia stato preso
in flagrante delitto, ciò nondimeno egli ha partecipato alla preparazione dell'incendio
del Reichstag. Egli è andato a Monaco per assicurarsi un alibi. Gli opuscoli trovati
indosso a Dimitrov indicano che egli prendeva parte al movimento comunista in Germania
“. Così fu motivata l'accusa affrettata, che rassomiglia ad un aborto.
Presidente (interrompe Dimitrov e dichiara che non deve usare espressioni
simili nei riguardi dell'accusa).
Dimitrov - Cercherò un'altra espressione.
Presidente - Ma non così sconveniente.
Dimitrov - Torno
ai metodi d'accusa e all'atto di accusa in relazione ad altre cose. Il carattere
di questo processo è stato determinato dalla tesi che l'incendio del Reichstag fosse
opera del Partito Comunista tedesco, e persino del comunismo mondiale. Questo atto
anticomunista - l'incendio del Reichstag - è stato attribuito ai comunisti e dichiarato
un segnale per l'insurrezione comunista, un segnale per il cambiamento dell'ordine
costituzionale in Germania. Con l'aiuto di questa tesi è stato dato un carattere
anticomunista a tutto il processo. Nell'atto d'accusa è detto:
... Perciò
l'accusa sostiene il punto di vista che questo attentato delittuoso doveva servire
di segnale per i nemici dello stato, i quali volevano allora iniziare un attacco
generale contro lo stato tedesco per distruggerlo ed erigere al suo posto la dittatura
proletaria, uno stato sovietico per grazia della III Internazionale. Signori
giudici! Non è la prima volta che attentati simili vengono attribuiti ai comunisti.
Io non posso qui citare tutti gli esempi di questo genere. Mi permetto di ricordare
l'attentato ferroviario, commesso qui, in Germania, presso Jiuterbog ad opera di
uno squilibrato, avventuriero e provocatore. Allora non soltanto in Germania, ma
anche negli altri paesi si affermò, per delle settimane, che esso era opera dei
comunisti, che era un atto terroristico commesso dai comunisti. Poi, più tardi fu
chiarito che l'autore era stato lo squilibrato ed avventuriero Matuska. Egli fu
arrestato e condannato.
Voglio ricordare un altro esempio: l'assassinio del
presidente della Repubblica francese, commesso da Gorgulov. Anche quella volta,
in tutti i paesi, si affermava che ci fosse di mezzo la mano dei comunisti. Gorgulov
veniva rappresentato come un comunista, come un agente sovietico. Che cosa ne venne
fuori? Che questo assassinio era stato organizzato dalle guardie bianche, e Gorgulov
era un provocatore che voleva provocare la rottura dei rapporti diplomatici tra
l’Unione Sovietica e la Francia.
Voglio ricordare anche l'attentato della
cattedrale di Sofia. Quest'attentato non fu organizzato dal Partito Comunista bulgaro,
ma a causa di quest'attentato il partito fu perseguitato. Duemila operai, contadini
e intellettuali furono ferocemente trucidati dalle bande fasciste, sotto il pretesto
che sarebbero stati i comunisti a far saltare la cattedrale. Questa provocazione
dell'esplosione della cattedrale di Sofia fu organizzata dalla polizia bulgara.
Anche nel 1920, all'epoca dello sciopero dei ferrovieri, lo stesso Prutkin, capo
della polizia di Sofia, organizzò degli attentati a mezzo di bombe, come provocazione
contro gli operai bulgari.
Presidente - (interrompe Dimitrov) Ciò
non ha niente a che vedere col processo.
Dimitrov - Heller, funzionario
della polizia, ha parlato qui della propaganda comunista, degli incendi, ecc. Io
gli ho domandato se egli non conoscesse dei casi in cui degli incendi, organizzati
dagli stessi imprenditori, fossero poi stati attribuiti ai comunisti. Nel Vòlkischer
Beobachter del 5 ottobre sta scritto che la polizia di Stettino ...
Presidente
- Quest'articolo non è stato presentato al processo. (Dimitrov cerca di continuare).
Presidente - Voi non avete il diritto di parlare di ciò, perché questa
questione non è stata sollevata al processo.
Dimitrov - Una quantità
d'incendi ... (Il Presidente interrompe di nuovo Dimitrov).
Dimitrov
- Ciò fu oggetto dell'istruttoria, poiché i comunisti furono incolpati di una quantità
d'incendi. Poi fu chiarito, invece, che erano stati provocati dagli imprenditori
“allo scopo di creare la necessità di lavori". Vi ricorderò ancora casi di fabbricazione
di documenti falsi. Vi sono moltissimi casi in cui documenti falsi sono stati utilizzati
contro la classe operaia. Di questi casi ve n’è una grande quantità. Vi ricorderò
almeno, per esempio, la cosiddetta lettera di Zinoviev. Era una lettera apocrifa.
Questo falso fu utilizzato dai conservatori inglesi contro la classe operaia. Vi
ricorderò pure una serie di documenti falsificati che qui, in Germania, hanno avuto
una parte...
Presidente - Ciò esula dai limiti del processo.
Dimitrov - Qui si è sostenuto che l'incendio del Reichstag doveva servire
di segnale per un'insurrezione armata. Si è cercato di dimostrarlo nel modo seguente:
Goering ha detto qui, al processo, che nel momento in cui Hitler saliva al potere,
il Partito Comunista della Germania era costretto a esacerbare lo stato d'animo
delle proprie masse e fare qualche cosa. Egli ha detto: “I comunisti erano obbligati
a fare qualche cosa ora o mai più”. Egli ha detto che il Partito Comunista, già
da anni, incitava le masse alla lotta contro il nazionalsocialismo, e che, al momento
della presa del potere da parte dei nazionalsocialisti, per il Partito Comunista
della Germania non restava altra via di uscita che agire: ora o mai. Il Procuratore
generale, con maggior precisione e in una maniera ancora più intelligente, ha cercato
di formulare questa stessa tesi.
Presidente - Non permetterò che voi
offendiate il tribunale del Reich.
Dimitrov - (continua). Ciò che
Goering ha affermato nella sua qualità di massimo accusatore, è stato sviluppato
dal Procuratore generale. Il Procuratore generale dr. Werner ha detto: “...Il Partito
Comunista era quindi in una situazione tale, che doveva o cedere senza combattere
o entrare in battaglia, quantunque la preparazione non fosse ancora compiuta. Nella
situazione creatasi, questa era l'unica probabilità che restasse al Partito Comunista.
O rinunciare, senza lotta, al proprio scopo, oppure decidersi ad un atto disperato,
puntare tutto sull'ultima carta; ciò, in date condizioni, avrebbe potuto ancora
salvare la situazione. Ma questo giuoco avrebbe potuto anche fallire e, in questo
caso, la situazione non sarebbe stata peggiore di quella che si sarebbe creata se
il Partito Comunista avesse indietreggiato senza dar battaglia”. Questa tesi, affibbiata
al Partito Comunista, non è affatto una tesi comunista. Una simile supposizione
dimostra che i nemici del Partito Comunista della Germania lo conoscono male. Chi
vuole lottare efficacemente contro i1 nemico, deve conoscerlo a fondo. La proibizione
del partito, lo scioglimento delle organizzazioni di massa, la perdita della legalità,
sono certamente dei colpi molto gravi per il movimento rivoluzionario. Ma questo
non significa per niente che tutto è perduto.
Nel febbraio 1933 il Partito
Comunista tedesco era sotto il pericolo dell'interdizione. La stampa comunista era
già proibita e si aspettava la proibizione del Partito Comunista. Il Partito Comunista
della Germania se l'aspettava. Di ciò se ne parlava nei manifesti e nei giornali.
Il Partito Comunista della Germania sapeva benissimo che, in molti paesi, i partiti
comunisti erano stati proibiti, ma che ciò non ostante continuavano il loro lavoro
e la loro lotta. I partiti comunisti sono proibiti in Polonia, in Bulgaria, in Italia,
e in qualche altro paese. Io posso parlarne basandomi sulla esperienza del Partito
Comunista bulgaro. Dopo l'insurrezione del 1933 il Partito Comunista fu proibito,
ma esso continuò a lavorare, benché ciò sia costato numerose vittime, e il partito
è diventato più forte di quanto lo era prima del 1923. Ogni persona capace di
ragionare lo comprende.
Il Partito Comunista tedesco quantunque si trovi
nell'illegalità può, in determinate condizioni, fare la rivoluzione. L'esperienza
del Partito Comunista russo lo dimostra. Il Partito Comunista russo era nell'illegalità,
subiva persecuzioni sanguinose, ma poi la classe operaia, con alla testa il Partito
Comunista, ha conquistato il potere. I dirigenti del Partito Comunista tedesco non
potevano pensare in modo simile, che cioè tutto fosse perduto e la questione si
ponesse cosi: o l'insurrezione, o la morte. Ai dirigenti del Partito Comunista non
poteva venire un'idea cosi stupida. Il Partito Comunista tedesco sapeva molto
bene che il lavoro illegale sarebbe costato numerose vittime, e avrebbe richiesto
sacrifici e coraggio.
Ma esso sapeva anche che le sue forze rivoluzionarie
sarebbero aumentate e che esso sarebbe stato capace di realizzare i compiti che
si era posto. Perciò è del tutto da escludersi che il Partito Comunista tedesco,
in quel periodo, volesse giocare le sue ultime carte. Per fortuna i comunisti non
sono così miopi, come i loro nemici, ed essi non perdono il sangue freddo neanche
nei momenti più difficili.
A ciò bisogna aggiungere che tanto il Partito
Comunista della Germania quanto i partiti comunisti degli altri paesi sono sezioni
dell'Internazionale Comunista. Che cosa è l'Internazionale Comunista? Io mi permetto
di citare il primo paragrafo dello statuto dell'Internazionale Comunista.
“L'Internazionale Comunista, Associazione internazionale della classe operaia,
è l'unione dei partiti comunisti dei diversi paesi in un Partito Comunista mondiale
unico. Guida e organizzatrice del movimento rivoluzionario mondiale del proletariato,
propagatrice dei principi e degli scopi del comunismo, l’Internazionale Comunista
lotta per la conquista della maggioranza della classe operaia e dei larghi strati
dei contadini poveri, per l'instaurazione della dittatura del proletariato in tutto
il mondo, per la creazione della Unione mondiale delle repubbliche socialiste sovietiche,
per la completa abolizione delle classi e per la realizzazione del socialismo, prima
tappa della società comunista". In questo partito mondiale dell'Internazionale Comunista,
che conta molti milioni di aderenti, il Partito Comunista dell'Unione Sovietica
è il partito più forte. Esso è il partito dirigente dell'Unione Sovietica, il più
grande stato del mondo. Il Comintern, il Partito Comunista Mondiale, insieme ai
dirigenti dei partiti comunisti di tutti i paesi, valuta la situazione politica.
L'Internazionale Comunista, davanti alla quale sono direttamente responsabili tutte
le sue azioni, non è un'organizzazione di cospiratori, ma un partito mondiale. Un
simile partito mondiale non gioca coll'insurrezione e colla rivoluzione. Un simile
partito mondiale non può ufficialmente dire ai milioni dei suoi aderenti una cosa
e, in segreto, fare l'opposto. Un tale partito, mio caro buon dottor Sack, non
conosce alcuna doppia tenuta dei libri!
Dr. Sack - Benone, continuate
pure tranquillamente la vostra propaganda comunista.
Dimitrov - Un
partito simile, quando si rivolge a masse di molti milioni di proletari, quando
prende le sue decisioni sulla tattica e sui compiti immediati, lo fa con grande
serietà, con piena coscienza della propria responsabilità. (citerò qui le risoluzioni
della XII Sessione della seduta plenaria del Comitato Esecutivo dell'Internazionale
Comunista. Dato che queste risoluzioni sono state citate al tribunale, io pure ho
il diritto di citarle. Secondo queste risoluzioni il compito principale del Partito
Comunista della Germania era il seguente:
“Mobilitare le masse lavoratrici
per la difesa dei loro interessi immediati, contro il ladrocinio del capitalismo
monopolistico, contro il fascismo, contro le leggi eccezionali, contro il nazional-socialismo
e lo sciovinismo, e condurre le masse verso lo sciopero generale politico a mezzo
di scioperi economici e politici; valendosi della lotta per l'internazionalismo
proletario e delle manifestazioni conquistare le masse socialdemocratiche, superare
decisamente le debolezze nel lavoro sindacale. La parola d'ordine principale che
il Partito Comunista della Germania deve contrapporre alla parola d'ordine della
dittatura fascista (“Terzo Reich”), come anche alla parola d'ordine del Partito
Socialdemocratico (“Seconda Repubblica” ), è la parola d'ordine della repubblica
degli operai e dei contadini, vale a dire la Germania socialista e sovietica, che
garantisca anche al popolo austriaco e alle altre regioni tedesche la possibilità
di unirvisi volontariamente”.
Lavoro di massa, lotta di massa, resistenza
di massa, fronte unico, nessuna avventura: questa è l'alfa e l'omega della tattica
comunista.
Da me è stato trovato un appello dell'Esecutivo dell'Internazionale
Comunista. Ritengo di poterlo anche citare. In questo appello vi sono due punti
molto importanti. Si parla delle manifestazioni nei differenti paesi in relazione
agli avvenimenti in Germania. Si parla dei compiti del Partito Comunista nella lotta
contro il terrore nazionalsocialista e della difesa delle organizzazioni e della
stampa della classe operaia. In questo appello si dice tra l'altro:
“L'ostacolo
principale per l'organizzazione del fronte unico di lotta degli operai comunisti
e socialdemocratici consisteva e consiste nella politica di collaborazione con la
borghesia applicata dai partiti socialdemocratici, i quali hanno posto oggi il proletariato
internazionale sotto il colpo del nemico di classe. Questa politica di collaborazione
con la borghesia, conosciuta sotto il nome della cosiddetta politica del “minor
male”, ha provocato praticamente in Germania il trionfo della reazione fascista.
L'Internazionale Comunista e i partiti comunisti di tutti i paesi hanno dimostrato
più volte di essere pronti ad una lotta comune con gli operai socialdemocratici
contro l'offensiva del capitale, la reazione politica e la minaccia di guerra. I
partiti comunisti sono stati gli organizzatori della lotta comune degli operai comunisti,
socialdemocratici e senza partito, malgrado che i capi
Dei partiti socialdemocratici
facessero fallire sistematicamente il fronte unico delle masse operaie. Ancora il
20 luglio dell'anno scorso il Partito Comunista della Germania, dopo la cacciata
del governo socialdemocratico prussiano da parte di von Papen, ha rivolto al Partito
Socialdemocratico della Germania e all'Unione sindacale di tutta la Germania la
proposta di organizzare uno sciopero comune contro il fascismo. Ma il Partito Socialdemocratico
della Germania e l'Unione dei sindacati di tutta la Germania, con l'approvazione
unanime della II Internazionale, qualificarono come una provocazione la proposta
dello sciopero comune. Il Partito Comunista della Germania rinnovò la sua proposta
di un'azione comune al momento della presa del potere da parte di Hitler, invitando
il Comitato Centrale del Partito Socialdemocratico e la direzione dell'Unione dei
sindacati di tutta la Germania ad organizzare in comune la resistenza contro il
fascismo; però anche questa volta esso ricevette un rifiuto. Inoltre, quando nel
mese di novembre dell'anno scorso gli operai berlinesi dei trasporti scioperarono
all'unanimità contro il ribasso del salario, di nuovo i Socialdemocratici fecero
fallire il fronte unico di lotta. La vita del movimento operaio internazionale è
piena di simili esempi.
Intanto, il 19 febbraio dell'anno in corso, l'Ufficio
dell'Internazionale Socialista operaia pubblicò una dichiarazione sul desiderio
dei partiti socialdemocratici, aderenti a questa Internazionale, di stabilire con
i comunisti un fronte unico per la lotta contro la reazione fascista in Germania.
Questa dichiarazione è in contrasto stridente con tutte le azioni compiute sinora
dall'Internazionale Socialista e dai partiti socialdemocratici. Tutta la politica
e l'attività svolta sinora dall'Internazionale Socialista, danno motivo all'Internazionale
Comunista ed ai partiti comunisti di non credere nella sincerità della dichiarazione
dell'Ufficio dell'Internazionale Socialista operaia, che fa questa proposta nel
momento in cui in una serie di paesi, e prima di tutto in Germania, le masse operaie
prendono esse stesse l'iniziativa dell'organizzazione del fronte unico di lotta.
Ciò non ostante, davanti al fascismo che conduce la sa offensiva contro la classe
operaia della Germania e che scatena tutte le forze della reazione mondiale, il
Comitato Esecutivo dell'Internazionale Comunista incita tutti i partiti comunisti
a fare ancora un tentativo per l'istituzione del fronte unico con le masse socialdemocratiche,
per mezzo dei loro partiti socialdemocratici. Il Comitato Esecutivo dell'Internazionale
Comunista fa questa proposta con la piena convinzione che il fronte unico della
classe operaia potrebbe respingere, sul terreno della lotta di classe, l'offensiva
del capitale e del fascismo ed affrettare in modo straordinario la fine inevitabile
dello sfruttamento capitalistico. In ragione delle condizioni specifiche dei
singoli paesi e della diversità dei compiti concreti di lotta che, in ognuno di
essi, sorgono davanti alla classe operaia, l'accordo tra i partiti comunisti e socialdemocratici
per un'azione determinata contro la borghesia può essere meglio realizzato nei limiti
dei singoli paesi. Perciò il Comitato Esecutivo dell'Internazionale Comunista raccomanda
ai partiti comunisti dei differenti paesi di fare proposte dirette ai comitati centrali
dei relativi partiti socialdemocratici appartenenti all'Internazionale Socialista,
circa l'azione comune contro i1 fascismo e l'offensiva del capitale. Alla base di
queste trattative debbono essere poste le condizioni elementari della lotta in comune.
Senza l'elaborazione di un programma d'azione concreto contro la borghesia ogni
accordo tra i partiti sarebbe diretto contro gli interessi della classe operaia.
"Il Comitato Esecutivo dell'internazionale Comunista fa queste proposte alla classe
operaia internazionale e invita tutti i partiti comunisti, ed in primo luogo il
Partito Comunista della Germania, a non attendere il risultato delle trattative
e degli accordi con la socialdemocrazia per la lotta comune, ma di iniziare immediatamente
l'organizzazione dei comitati comuni di lotta, sia con gli operai socialdemocratici,
sia con gli operai di tutte le altre tendenze.
I comunisti hanno dimostrato
nei loro lunghi anni di lotta che essi sono stati, e saranno sempre e non a parole
ma a fatti nelle prime file della lotta per il fronte unico e nelle azioni di classe
contro la borghesia. Il Comitato Esecutivo dell'Internazionale Comunista è sicuro
che gli operai socialdemocratici e i senza partito sormonteranno tutti gli ostacoli
e, di comune accordo con i comunisti, realizzeranno il fronte unico non a parole,
ma di fatto, indipendentemente dall'atteggiamento dei capi socialdemocratici verso
la creazione di questo fronte. Proprio ora, quando il fascismo tedesco - allo
scopo di annientare il movimento operaio in Germania - ha organizzato una provocazione
inaudita (l'incendio del Reicbstag, i documenti falsi sull’insurrezione armata,
ecc.), ogni operaio deve comprendere il proprio dovere di classe nella lotta contro
l'offensiva del capitale e della reazione fascista . ..”
In questo manifesto
non si dice niente sulla lotta immediata per il potere. Questo compito non se lo
sono posto né il Partito Comunista della Germania, né l'Internazionale Comunista.
Ma io posso dire che il manifesto dell'Internazionale Comunista prevede l'insurrezione
armata. Da questo il tribunale ha concluso che, dal momento che il Partito Comunista
si poneva come scopo l'insurrezione armata, ciò significava che l'insurrezione si
stava preparando e che quindi doveva scoppiare immediatamente. Però questo non è
né vero, né logico, per non dire qualcosa di più. Si, è chiaro, lottare per la dittatura
del proletariato è il compito dei partiti comunisti in tutto il mondo. Questo è
il nostro principio ed il nostro scopo. Ma questo è un programma determinato, per
la cui realizzazione occorrono non soltanto le forze della classe operaia, ma anche
quelle degli altri strati di lavoratori. Che il Partito Comunista della Germania
fosse per la rivoluzione proletaria, tutti lo sanno; ma la questione, che si deve
decidere in questo processo, non consiste in questo. La questione è se, veramente,
l'insurrezione armata e la presa del potere erano fissati per il 27 febbraio, in
correlazione all'incendio del Reichstag.
Che cosa ha dimostrato l'istruttoria,
signori giudici? La leggenda che l'incendio del Reichstag fosse opera dei comunisti
è del tutto crollata. Io non citerò molte deposizioni di testimoni, come hanno fatto
gli altri difensori. Ma questa questione si può considerare chiarita per ogni persona
normale. L'incendio del Reichstag non ha nessuna correlazione con l'attività del
Partito Comunista della Germania, e non soltanto con l'insurrezione, ma neanche
con manifestazioni, scioperi o con qualcosa del genere. Ciò è stato completamente
dimostrato dall'escussione delle prove durante il processo. L'incendio del Reichstag
- non parlo delle asserzioni di squilibrati e di banditi - non è stato considerato
da nessuno come segnale per l'insurrezione. Nessuno ha visto che l'incendio del
Reichstag fosse in relazione con qualsiasi azione, atto, tentativo di insurrezione.
Nessuno ha udito allora niente di tutto ciò. Tutte le dicerie di questo genere si
riportano ad un periodo di tempo molto più recente. Gli operai, in quel periodo
di tempo, si trovavano in stato di difesa contro l'offensiva del fascismo. Il Partito
Comunista della Germania cercava di organizzare le masse alla resistenza, alla difesa.
È stato però dimostrato che l'incendio del Reichstag era invece il pretesto, il
preludio di una vasta campagna contro la classe operaia e la sua avanguardia, il
Partito Comunista della Germania.
E’ stato dimostrato, irrefutabilmente,
che il 27-28 febbraio i rappresentanti responsabili del governo non pensavano affatto
che l'insurrezione comunista fosse imminente. Su questa questione ho posto ai testimoni,
qui chiamati, una quantità di domande. E prima di tutti a Heller, all'illustre Karwahne
(risate nella sala), a Frey, al conte Helldorf ed ai funzionari della polizia. Benché
vi siano state diverse varianti, tutti però hanno risposto che non sapevano nulla,
che non avevano affatto sentito dire che l'insurrezione comunista fosse imminente.
Ciò significa che i circoli dirigenti non avevano assolutamente preso nessuna misura.
(il Presidente fa osservare che al tribunale è stata presentata una comunicazione
in merito dal capo della sezione occidentale della polizia).
Dimitrov
- Nella sua comunicazione, il capo della polizia dice che Goering l'aveva fatto
chiamare e gli aveva dato delle direttive orali inerenti alla lotta contro il Partito
Comunista, vale a dire sulla lotta contro le riunioni comuniste, gli scioperi, le
manifestazioni, la campagna elettorale, ecc. Ma neppure questa comunicazione afferma
che fossero state prese delle misure contro un'imminente insurrezione comunista.
Ieri ne ha parlato l'avvocato difensore Seuffert. E Seuffert ha tratto la conclusione
che, nei circoli dirigenti, nessuno si aspettava l'insurrezione in quel momento.
Egli si è riferito a Goebbels, indicando che quest'ultimo non voleva credere, al
primo momento, che il Reichstag fosse stato incendiato. Se è stato veramente così,
questa è un'altra questione.
La dimostrazione di questo fatto ci è data anche
dal decreto eccezionale del 23 febbraio 1933. Esso fu pubblicato immediatamente
dopo l'incendio. Leggete questo decreto. Che cosa vi è scritto? Vi si dice che i
tali e tal'altri articoli della Costituzione sono abrogati, e precisamente gli articoli
sulla libertà di organizzazione, sulla inviolabilità della persona e del domicilio,
ecc. Questa è la sostanza della legge eccezionale, del suo secondo paragrafo: l'offensiva
contro la classe operaia
Presidente - (interrompendo Dimitrov). Non
contro gli operai, ma contro i comunisti.
Dimitrov - Devo dire che,
appunto in base a questa legge eccezionale, sono stati arrestati non soltanto i
comunisti, ma anche gli operai socialdemocratici e cattolici, sono state sciolte
le loro organizzazioni. Vorrei sottolineare che questo decreto eccezionale era indirizzato
non soltanto contro il Partito Comunista della Germania - benché, si sottintende,
prima di tutto contro di esso -ma anche contro gli altri partiti e gruppi di opposizione.
Questa legge era indispensabile per la dichiarazione dello stato eccezionale, ed
è immediatamente ed organicamente collegata all’incendio del Reichstag.
Presidente - Se voi continuate ad attaccare il governo tedesco vi toglierò
la parola.
Dimitrov - In questo processo una cosa non è stata affatto
chiarita.
Presidente - Voi dovete parlare rivolto ai giudici e non
verso la sala, altrimenti il vostro discorso sarà considerato come un discorso di
propaganda.
Dimitrov - Una questione non è stata chiarita né dal Procuratore,
né dagli avvocati difensori. Non mi meraviglia che essi non ritengano necessario
farlo. Essi hanno una grande paura di questa questione. La questione è la seguente:
qual era la situazione politica in Germania nel febbraio del 1933? Bisogna che mi
soffermi su questa questione. Alla fine di febbraio la situazione politica era tale
che nell'interno del campo nazionalista si svolgeva una lotta. Presidente - Voi
entrate in un argomento che io, già più volte, vi ho proibito di trattare.
Dimitrov - Io voglio ricordare al tribunale la mia proposta di citare
una serie di testimoni: Schleicher, Bruning, Papen, Hugenberg, Dùstenberg, secondo
presidente degli "Elmetti d'acciaio", ed altri.
Presidente - Ma il
tribunale ha rifiutato di citare questi testimoni, voi non dovete perciò entrare
in questo argomento.
Dimitrov - Lo so, e so perché.
Presidente
- Mi dispiace d'interrompervi continuamente durante le vostre ultime dichiarazioni,
ma voi dovete attenervi alle mie disposizioni.
Dimitrov - Nel campo
nazionalista questa lotta interna era in legame con la lotta che aveva luogo, dietro
le quinte, nei circoli economici della Germania. Questa lotta avveniva tra i gruppi
Thyssen e Krupp (industria di guerra), che per lunghi anni avevano finanziato il
movimento nazionalsocialista, e, dall'altra parte, i loro concorrenti che dovevano
essere respinti in seconda linea. Thyssen e Krupp volevano far trionfare nel
paese il principio della unità del potere e del dominio assoluto sotto la loro direzione
pratica, volevano abbassare recisamente il livello di vita della classe operaia,
e per riuscire a ciò bisognava schiacciare il proletariato rivoluzionario. In questo
periodo, il Partito Comunista, da parte sua, cercava di creare il fronte unico,
allo scopo di unire tutte le forze della difesa contro i tentativi di annientamento
del movimento operaio da parte dei nazionalsocialisti. Una parte degli operai socialdemocratici
sentiva la necessità del fronte unico della classe operaia. Essi la comprendevano.
Migliaia e migliaia di operai socialdemocratici erano passati nelle file del Partito
Comunista della Germania. Ma nei mesi di febbraio e di marzo la creazione del fronte
unico non significava in nessun modo l'insurrezione e la sua preparazione, significava
invece solo la mobilitazione della classe operaia contro l'offensiva brigantesca
dei capitalisti e contro la violenza dei nazionalsocialisti.
Presidente
- (interrompe Dimitrov). Voi avete sempre sottolineato che v'interessavate soltanto
della situazione politica in Bulgaria, ma quello che avete detto adesso dimostra
che vi siete molto interessato delle questioni politiche della Germania.
Dimitrov - Signor Presidente, voi me ne fate un rimprovero. Vi posso rispondere
che io, come rivoluzionario bulgaro, m'interesso del movimento rivoluzionario di
tutto il mondo. M'interesso, ad esempio, fra l'altro, delle questioni politiche
dell'America del Sud, e le conosco forse non peggio di quelle tedesche, benché io
non sia mai stato in America. Del resto, ciò non significa che sarà colpa mia se,
nell'America del Sud, brucerà l'edificio di un parlamento qualsiasi.
Qui
durante il processo, ho imparato molte cose e grazie al mio fiuto politico, molti
particolari mi sono divenuti chiari. Nella situazione politica di quel periodo vi
sono stati due momenti essenziali: il primo - la tendenza dei nazionalsocialisti
di impadronirsi del potere da soli; il secondo – in contrappeso a questa tendenza
- l'attività del Partito Comunista, diretta alla creazione del fronte unico degli
operai. Secondo me questo si è rivelato anche al processo durante gli interrogatori.
I nazionalsocialisti avevano bisogno di una manovra di diversione per sviare l'attenzione
dalle difficoltà createsi nell'interno del campo nazionalista, e per far fallire
il fronte unico degli operai. Il “governo nazionale" aveva bisogno di un pretesto
serio per potere pubblicare il decreto eccezionale del 28 febbraio, col quale sono
state abrogate la libertà di stampa, l'inviolabilità della persona, e si è creato
tutto un sistema di repressioni da parte della polizia, di campi di concentramento
e di altre misure di lotta contro i comunisti.
Presidente - Voi siete
arrivato al limite estremo, voi fate delle allusioni.
Dimitrov - Io
voglio soltanto chiarire la situazione politica in Germania alla vigilia dell'incendio
del Reichstag, così come la comprendo.
Presidente - Qui non debbono
aver luogo delle allusioni all'indirizzo del governo e delle asserzioni che già
da molto tempo sono state smentite.
Dimitrov - La classe operaia doveva
difendersi con tutte le sue forze, ed è perciò che il Partito Comunista ha tentato
di organizzare il fronte unico, nonostante la resistenza di Wels e di Breitscheid,
che ora, all’estero, levano grida isteriche. Presidente - Dovete passare alla
vostra difesa, se volete farlo. In caso contrario non vi basterà il tempo.
Dimitrov - Ho dichiarato, già prima, di essere d'accordo in un punto
con l'atto d'accusa. Ora io debbo confermare questa mia affermazione. Ciò riguarda
la questione se van der Lubbe ha appiccato da solo l'incendio oppure ha avuto dei
complici. Il rappresentante dell'accusa Parrisius ha dichiarato, qui, che dalla
decisione della questione se van der Lubbe aveva dei complici o non li aveva, dipendeva
la sorte degli imputati. Io rispondo: no, mille volte no, questa conclusione del
Procuratore non è logica. Io ritengo che effettivamente van der Lubbe non ha incendiato
il Reiehstag da solo.
Basandomi sulle dichiarazioni dei periti e sui risultati
degli interrogatori al processo, giungo alla conclusione che l'incendio della sala
plenaria del Reichstag è di tutt'altro carattere degli incendi nel ristorante, al
piano inferiore, ecc. L'incendio della sala plenaria è stato provocato da altre
persone e con altri mezzi. Gli incendi provocati dal Lubbe e quello provocato nella
sala plenaria coincidono soltanto nel tempo, ma per il resto sono totalmente differenti.
È più probabile che van der Lubbe sia stato lo strumento incosciente di queste persone,
strumento del quale si è abusato.
Qui van der Lubbe non dice tutto. Anche
ora egli continua a tacere ostinatamente. La soluzione di questa questione non decide
la sorte degli imputati. Van der Lubbe non era solo, ma con lui non c'erano nè Torgler,
nè Popov, né Tanev, né Dimitrov. Certamente il 26 febbraio van der Lubbe si deve
essere incontrato a Hennigsdorf con una persona alla quale avrà raccontato dei suoi
tentativi d'incendiare il palazzo del municipio e il castello. Questa persona gli
avrà risposto che tutti questi incendi non erano stati che degli scherzi da bambini.
Un vero affare sarebbe stato invece l'incendio del Reichstag nel momento delle elezioni.
E cosi, dal connubio segreto tra la provocazione politica e la pazzia politica,
è nato l'incendio del Reichstag. L'alleato dalla parte della pazzia politica è seduto
sul banco degli accusati. Gli alleati dalla parte della provocazione sono rimasti
in libertà. Lo stupido van der Lubbe non poteva sapere, che mentre egli faceva i
suoi tentativi poco abili di provocare gli incendi nel ristorante, nel corridoio
e nel piano inferiore, altri sconosciuti incendiavano la sala plenaria, usando il
combustibile liquido del quale ha parlato il dr. Schatz. (van der Lubbe comincia
a ridere. Tutto il suo corpo è scosso da un riso silenzioso. In questo momento l'attenzione
di tutta la sala, dei giudici e degli imputati è diretta verso van der Lubbe).
Dimitrov - (indicando van der Lubbe). Il provocatore sconosciuto ha avuto
cura di tutti i preparativi dell'incendio. Questo Mefistofele ha saputo sparire
senza lasciar traccia di sé. Ed ecco che, invece, lo stupido strumento, il misero
Faust, è qui presente, mentre Mefistofele è sparito. Probabilmente a Hennigsdorf
è stato gettato il ponte tra Lubbe ed i rappresentanti della provocazione politica,
agenti dei nemici della classe operaia.
Il Procuratore generale Werner ha
detto, qui, che van der Lubbe è comunista. Ha continuato a dire che, anche se egli
non è comunista, egli ha commesso il suo delitto in collegamento e negli interessi
del Partito Comunista. Questa affermazione è falsa. Che cos'è van der Lubbe? Comunista?
In nessun caso. Anarchico? No! Egli è un operaio spostato. un sottoproletario ribelle,
una creatura della quale si è abusato, della quale ci si è serviti contro la Classe
operaia. No, egli non è comunista! Egli non è anarchico!
Nessun comunista
al mondo, nessun anarchico si comporterebbe al tribunale come si comporta van der
Lubbe. I veri anarchici fanno delle azioni insensate, ma al processo ne assumono
la responsabilità e spiegano i propri scopi. Se un comunista avesse fatto qualcosa
di simile, egli non starebbe zitto al processo, specialmente se al banco degli accusati
sedessero degli innocenti. No, van der Lubbe non è né comunista, né anarchico, egli
è uno strumento del quale il fascismo ha abusato.
Con quest'uomo, con questo
strumento del quale si è abusato, che è stato utilizzato contro il comunismo, non
possono avere niente dì comune, né il presidente della frazione comunista del
Reichstag, né i comunisti bulgari.
Debbo ricordare qui che, la mattina del
28 febbraio, Goering ha pubblicato una informazione sull'incendio. In questa informazione
si diceva che Torgler e Koenen erano fuggiti dall'edificio del Reichstag alle 10
di sera. Ciò è stato divulgato per tutto il paese.
Nell'informazione si diceva
che l'incendio era stato commesso dai comunisti. Nello stesso tempo non sono state
seguite le tracce di van der Lubbe a Hennigsdorf. La persona che ha passato la notte
con van der Lubbe nel dormitorio della polizia non è stata ricercata.
Presidente - Quando pensate di finire il vostro discorso?
Dimitrov
- Vorrei parlare ancora una mezz'ora. Debbo esprimere la mia opinione su questa
questione.
Presidente - Non potete parlare all'infinito.
Dimitrov - Durante i tre mesi del processo voi, signor Presidente, mi avete
imposto il silenzio molte volte coll'assicurazione che, alla fine del processo,
io avrei potuto parlare dettagliatamente in mia difesa. La fine ora è venuta, ora
malgrado le vostre assicurazioni, voi, di nuovo, limitate il mio diritto di parlare.
La questione di Hennigsdorf è oltremodo importante. Waschinski, la persona cioè
che ha dormito con van der Lubbe, non è stata ritrovata. La mia proposta di rintracciarla
è stata dichiarata senza scopo. L'affermazione che Lubbe, a Hennigsdorf, era insieme
a “comunisti” è una menzogna, inventata ed affermata qui da un testimone nazionalsocialista,
il barbiere Grawe. Se van der Lubbe fosse stato a Hennigsdorf insieme a comunisti,
la cosa sarebbe stata da molto tempo indagata, signor Presidente! Nessuno si è interessato
di cercare Waschinski.
La persona in borghese, presentatasi all'ufficio di
polizia del rione di Brandenburg a dare la notizia dell'incendio del Reichstag,
non è stata identificata, ed è rimasta finora sconosciuta. L'istruttoria è stata
condotta su una falsa via. Non è stato interrogato il deputato nazionalsocialista
dr. Albrecht, che aveva lasciato il Reichstag immediatamente dopo l'incendio. Si
sono cercati gli incendiari non là dove essi sì trovavano, ma dove non ve n'erano.
Si sono cercati nelle file del Partito Comunista, e ciò era sbagliato: ciò ha dato
la possibilità a veri incendiari di sparire. Era stato deciso: giacché non si sono
arrestati, e non si è permesso di arrestare i veri colpevoli dell'incendio, bisogna
trovarne degli altri, cioè una specie di " ” di incendiari del Reichstag.
Presidente - Ve lo proibisco. Non vi do che 10 minuti ancora.
Dimitrov - Ho il diritto di fare e di motivare le mie proposte inerenti alla
sentenza. Nella sua arringa, il Procuratore generale ha giudicato non attendibili
tutte le testimonianze dei comunisti. Io non mi metto su una posizione simile.
Non posso affermare, per esempio, che tutti i testimoni nazionalsocialisti siano
dei mentitori. Credo che tra i milioni di nazionalsocialisti ci sano anche delle
persone oneste. Presidente - Vi proibisco di usare delle espressioni così maligne.
Dimitrov – Non è forse caratteristico che tutti i testimoni principali
dell'accusa siano dei deputati o dei giornalisti nazionalsocialisti, oppure simpatizzanti
del nazionalsocialismo? Il deputato nazionalsocialista Karwahne ha detto che aveva
visto Torgler insieme con van der Lubbe nell'edificio del Reichstag. Il deputato
nazionalsocialista Frey ha dichiarato che egli aveva visto Popov con Torgler nell'edificio
del Reichstag. Il cameriere nazionalsocialista Hellmer ha testimoniato di aver visto
van der Lubbe insieme con Dimitrov. Il giornalista nazionalsocialista Weberstedt
ha visto Tanev insieme con Lubbe. È occasionale tutto ciò? Il testimone dr. Droscher,
che come collaboratore del Volkischer Beobachter si chiama Zimmermann (il Presidente
interrompe Dimitrov: Questo non è dimostrato!), ha affermato che Dimitrov era l'organizzatore
dell'attentato della cattedrale di Sofia, il che è stato smentito. Egli mi avrebbe
visto con Torgler al Reichstag! Io dichiaro con assoluta certezza che Droscher e
Zimmermann sono la stessa persona. Presidente - Lo respingo, ciò non è dimostrato.
Dimitrov - Il funzionario dì polizia Heller ha citato qui una poesia
comunista, presa da un libro stampato nel 1925, per dimostrare che i comunisti hanno
incendiato il Reichstag nel 1933. Mi permetto anch'io di citare i versi di una
poesia, ma del più grande poeta tedesco, Goethe:
E' tempo che il suo intelletto
si prepari Alla gran bilancia della fortuna raramente riposo e dato; elevarti
tu devi, oppure discendere. Domina, o sottomettiti; con trionfo, o con
amarezza, sappi come martello sollevarti o startene come incudine.
Si, chi non vuole essere l'incudine, deve essere il martello! Questa verità
non è stata compresa dalla classe operaia tedesca nel suo insieme, né nel 1913,
né nel 1923, né il 20 luglio 1932, né nel gennaio 1933. Di ciò sono colpevoli i
capi socialdemocratici: i \Vels, i Severing, i Braun, i Leipart, i Grassmann. Ora
gli operai tedeschi lo potranno certamente comprendere! Qui si è parlato molto
del diritto tedesco e voglio esprimere la mia opinione su questa questione. Non
vi è nessun dubbio che le decisioni di un tribunale riflettono sempre le combinazioni
politiche di quel dato momento e le tendenze politiche dominanti.
Il ministro
della giustizia Kerrl è un testimone che, per il tribunale, detta legge. Io lo cito:
"Il pregiudizio del diritto formale-liberalista consiste nella tesi che la giustizia
debba avere per idolo l'obiettività. Adesso siamo arrivati anche alla fonte dell'allontanamento
tra il popolo e la giustizia, ed è sempre la giustizia che, in ultima analisi, è
colpevole di questo allontanamento. Perché, cos'è l'obiettività nel momento della
lotta di un popolo per l'esistenza? Conosce il soldato combattente l'obiettività,
la conosce l'esercito nella lotta? Il soldato e l'esercito hanno una sola considerazione,
seguono un solo filo conduttore, riconoscono una sola questione: come salvare la
libertà e l'onore? Come salvare la nazione? In questo modo, è chiaro che la giustizia
di un popolo che lotta per la vita o per la morte non può venerare l'obiettività
morta. I provvedimenti del tribunale, della procura di stato, degli avvocati debbono
essere diretti esclusivamente da una considerazione: cos'è che sarà utile alla vita
della nazione?
Niente obiettività senza principio che significa la stasi
e perciò anche l'incallimento, l'estraniamento del popolo; tutte le azioni, tutti
i provvedimenti di una collettività nel suo insieme, e di ogni individuo in particolare,
debbono derivare dai bisogni immediati del popolo, essere sottoposti alla nazione!“.
Dunque, la giustizia è una concezione relativa.
Presidente - Ciò non
ha niente a che vedere col tema. Dovete fare le vostre proposte.
Dimitrov
- Il Procuratore generale ha proposto di assolvere gli imputati per insufficienza
di prove. Ma ciò non può soddisfarmi in nessun modo. La questione non è così semplice.
Così non si eliminerebbe il sospetto. No, durante il processo è stato dimostrato
che noi non abbiamo niente a che vedere con l'incendio del Reichstag, perciò non
può sussistere alcun sospetto. Noi, bulgari come anche Torgler, dobbiamo essere
assolti non per insufficienza di prove, ma perché noi, come comunisti, non abbiamo
e non potevamo avere niente di comune con quest'azione anticomunista. Io propongo
la deliberazione seguente:
1) che il Tribunale supremo riconosca la nostra
innocenza in questa causa e dichiari l'accusa ingiusta; ciò si riferisce a tutti,
anche a Torgler, Popov e Tanev; 2) considerare van der Lubbe come uno strumento
del quale nemici della classe operaia hanno abusato; 3) mettere sotto processo
i colpevoli dell'accusa infondata, diretta contro di noi; 4) a spese di questi
colpevoli risarcire noi dei danni per il tempo da noi perduto, per la salute sciupata,
e per le sofferenze subite.
Presidente - Il tribunale, quando discuterà
la sentenza, prenderà in considerazione queste cosiddette vostre proposte.
Dimitrov - Verrà il momento quando tali richieste saranno soddisfatte,
e con esse i dovuti interessi. Quanto riguarda la completa chiarificazione della
questione dell'incendio del Reichstag e dei veri incendiari, è cosa che naturalmente
sarà trattata dal tribunale del popolo della futura dittatura proletaria. Nel
XVII secolo Galileo Galilei, fondatore della fisica, stava di fronte al severo tribunale
dell'inquisizione, e doveva essere condannato a morte, come eretico. Si dice che
egli con profonda convinzione e risolutezza, esclamasse: “Eppur si muove”. Questa
tesi scientifica divenne più tardi patrimonio di tutta l'umanità.
(Il
Presidente interrompe bruscamente Dimitrov, si alza, raccoglie le carte, e si prepara
ad andarsene).
Dimitrov - (continua): Noi comunisti possiamo ora
dire con la medesima risolutezza del vecchio Galileo: “Eppur si muove!” La ruota
della storia procede in avanti, verso l'Europa sovietica, verso l'unione mondiale
delle repubbliche sovietiche! E questa ruota, spinta in avanti dal proletario, sotto
la direzione dell'Internazionale Comunista, non potrà essere arrestata né da provvedimenti
di sterminio, né da condanne all'ergastolo né da pene di morte. Essa gira e girerà
sino alla piena vittoria del comunismo!
(I poliziotti afferrano
Dimitrov e lo fanno sedere per forza sul banco degli accusati. Il Presidente ed
i membri del tribunale sì allontanano per discutere se Dimitrov possa continuare
il suo discorso. Dalla risoluzione del tribunale risulta che a Dimitrov è definitivamente
tolta la parola)
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