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Dalla raccolta Spazi, Sofia, 1980
SALA D'ASPETTO
L'intero spazio della mia vita fu una sala d'aspetto da soglia a soglia,
racchiusa da vetri con aria in cornici d'acciaio sotto le picche incrociate
di lancette d'orologio.
Stare in ascolto. Sussurrare. Trattenere il respiro.
Attendere un qualche segnale. Ritardo. E di nuovo. Ancora un poco. Già domani.
Ancora un attimo di pazienza infinita.
Se sbattevo l'ala contro l'aria
vitrea, invece di infrangerla, era l'aria a spezzare la mia ala.
Sono
già trascorsi i miei secondi.
Non saprò aspettare. Ma confuso come in
un sogno apparve attraverso i vetri sporchi, quasi in uno specchio nella nebbia,
il mio volto riflesso.
Era il volto stesso dell'attesa, giunto al punto
di pietrificazione.
E ho capito, all'improvviso: c'è sempre un'ultima
scadenza per infrangerlo col naso - per smuovere quest'aria inchiodata.
Non arriverà più un treno da altri luoghi. Non più.
Dovrò io stessa
diventare il fischio di un treno lontano, e un ritmo affannoso sempre più
veloce, sempre più vicino, sempre più qui!
1978
Dalla raccolta Voce, Sofia, 1985
REBUS D'AMORE
In un certo ventoso crocivia del caso e del probabile un uomo con voce
di serale chiarore mi invitò all'interno del segreto.
Senza alcuna motivazione
di me stessa stupita davanti a me stessa eretta mi fermai sulla soglia.
E rimanemmo così per sempre nell'inesplicabile come due ombre di guardiani
davanti all'ingresso del desiderio.
Ora posso affacciarmi nel profondo
delle notti, perché non sono più mie.
L'amore è desiderio di provare
il dolore fino in fondo allo schiudersi degli occhi. Poi, svelandosi, si
uccide da sé ad occhi aperti.
L'ho salvato, mi chiedo, quando l'ho
costretto alla cecità?
1982
TUTTO E' AMORE
Non aver fretta! - mi sussurrava una segreta voce. - Non è matura l'ora
dell'amore! - Ed io, incorreggibile disubbidiente, Soltanto a lei, Dio, ho
dato ascolto - né io stessa so il perché.
Non aver fretta! - E i grappoli
tintinnano - le campane di pioggia e di bronzo solare, e nelle botti il vino
sogna la tempesta, si inaridiscono e si screpolano le labbra, salate da una
goccia di sangue.
Mistero d'amore, io non ti ho riconosciuto nello sbocciare
istantaneo della primavera. Come è tangibile ciò che non sfioriamo, come il
calice non bevuto inebria, come tutto è amore!
1982
Dalla raccolta A metà, Balgarski pisatel, Sofia, 1990
SPERIAMO
Speriamo che l'attimo non ti colga, completato tutto, posto a coronamento
un punto come chiodo conficcato nella parete alle tue opere sognate.
Speriamo che l'attimo non ti falci, invitato quasi al giubileo, - avendo
coronato fino in fondo con accordo di bravura i sogni in tuo possesso.
E nemmeno una parola non detta fino in fondo, e nemmeno un rigo non finito
di cancellare, e nemmeno un' idea abbandonata per un qualche futuro passo
verso l'incompiutezza.
Questo vorrebbe dire che prima ancora di incominciare,
eri già finita, senza un chicco solo che germogli nella terra in attesa.
Speriamo che l'attimo arrivi prima.
1986
APPUNTI
SOTTO IL CUSCINO
Li tiro fuori al risveglio dal fondo dei sogni.
La mia mano ha graffiato, libera nell'oscurità.
A stento decifro i
segni come iscrizioni runiche.
Mi sono inviata da sola messaggi da
un altro luogo.
E il mattino si rischiara con la loro mancanza di chiarezza.
1988
ILLUMINAZIONE
Entro nella vecchiaia in
punta di piedi, come in un bosco d'autunno, passo dopo passo sulle foglie
vive che ancora cadono. Davanti a me - l'albero della vita.
E lentamente
con sguardo ansimante salgo verso il passato e scendo nei giorni futuri.
Finalmente! Tanto infinito è per me il cammino senza fretta.
Le direzioni
non sono avare di curve. La lontananza non fa male. Non colpisce il gong della
luna. Non può essere incatenato lo spirito che ha infranto le catene.
Non ti può essere tolto quello che hai dato. Mi rimane un'ultima goccia
di luce senza fine. E spira pace dal mondo intero.
1988
Traduzione dal bulgaro: Valeria Salvini
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