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SHANGHAI ADDIO
Autore: Wagenstein Angel
Anno: 2008
Editore: Baldini Castoldi Dalai
Pagine: 293
Traduzione di: Adinolfi Roberto
Prezzo: EUR 18,00
ISBN: 9788860733948
Ironia, suspense, personaggi complessi e passionali, memoria: un grande romanzo storico sul destino degli ebrei in Cina durante la seconda guerra mondiale. Il 9 novembre del 1938, la Notte dei Cristalli, l’orchestra filarmonica di Dresda tiene il suo ultimo concerto. Al termine della 45a sinfonia di Haydn, la celebre sinfonia «degli addii», i musicisti, tutti di origine ebrea, vengono arrestati dalle SS a mano a mano che escono di scena. Fra loro, il grande violinista Theodore Weissberg. Intanto, a Parigi, la giovane e bellissima Hilde Braun sta posando come modella - esempio di perfezione ariana - per un servizio voluto da Leni Riefenstahl su «Der Stürmer», la tristemente celebre rivista diretta da Julius Streicher, il più antisemita fra gli antisemiti.
Hilde, però, cela un segreto. È ebrea. Il suo vero nome è Rachel Braunfeld. Theodore, internato a Dachau, viene liberato dalla moglie, celebre cantante lirica, non ebrea; Hilde, coglie l’occasione offertale dalla trasferta parigina e non rientra in Germania. Entrambi si ritroveranno a Shanghai. Con loro, un agente segreto cosmopolita e poliglotta, un medico giapponese dal cuore tenero, un rabbino intrepido e molti altri personaggi tragicomici di un mondo che corre verso la catastrofe.
Shanghai addio è un romanzo storico, un romanzo d’amore ma anche d’avventura e di spionaggio, pieno di ironia, pervaso di una saggezza malinconica eppure ottimista, quasi orientale. Rivela un episodio quasi sconosciuto della seconda guerra mondiale: come questa città della Cina, controllata dai giapponesi, accolse più di 20.000 ebrei tedeschi e austriaci, perlopiù intellettuali, altrimenti destinati ai campi di concentramento. Una moltitudine attonita e spaventata di uomini e donne che si ammassò nel degradato quartiere di Hongkou, che sopravvisse accettando i lavori più umili - mentre i nazisti premevano sui propri alleati dell’Estremo Oriente perché si impegnassero nella «soluzione finale» - senza mai rinunciare alla dignità e alla lotta.
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